REPORT ATTIVITA’ PARLAMENTARE – LUGLIO 2017

COMMISSIONE LIBE

In questo mese le attività salienti della Libe hanno riguardato diverse relazioni, discussioni ed audizioni che hanno trattato gli argomenti più diversi. Per quanto riguarda immigrazione ed asilo sono continuati i lavori sul rapporto legislativo relativo alla procedura comune per la protezione internazionale nell’unione europea. L’esame dei circa 1600 emendamenti presentati hanno messo in luce differenze importanti tra le diverse posizioni dei gruppi politici, in particolare per quanto concerne l’obbligatorietá o meno della procedura di ammissibilitá, il ruolo e il peso che decideremo di dare ai concetti di paesi terzi sicuri o di origine sicuro e l’uso delle procedure accelerate. Su questi e altri punti si dovrà lavorare per trovare posizioni comuni  accettabili pur mantenendo chiaro l’obiettivo di garantire l’accesso dei richiedenti asilo alla procedura di protezione internazionale, salvaguardare le loro garanzie procedurali e nello stesso tempo prevedere una procedura che possa essere il piú possibile efficiente sia dal punto di vista dei tempi che da quello dei costi. Non vogliamo che l’introduzione di nuovi obblighi burocratici possano in alcun modo pregiudicare questi obiettivi.

Con la presenza di Luigi di Maio abbiamo incontrato a Bruxelles il direttore di Frontex, Fabrice Leggeri. Ci ha confermato, dopo averlo chiarito anche in audizione in Libe, che l’operazione Triton, voluta e negoziata dal governo Renzi, prevede che tutti i migranti siano portati in Italia. Anche attraverso questi accordi l’Italia è stata trasformata nel più grande porto d’Europa. Sulle Ong siamo stati molto chiari: la Libia è un tema di sicurezza nazionale, massimo rispetto per i volontari impegnati nelle operazioni di salvataggio, ma le regole devono essere rispettate da tutti. Bilanci trasparenti e una stretta collaborazione con l’autorità giudiziaria italiana sono per il MoVimento 5 Stelle due punti imprescindibili. La relazione dell’ Agenzia Frontex ha evidenziato che, nell’attuazione di una gestione europea integrata delle  frontiere, la Guardia di Frontiera e Costiera europea ha realizzato operazioni congiunte lungo le principali rotte migratorie, in particolare nel Mediterraneo centrale. Nell’operazione Triton, dispiegata in Italia, Frontex ha schierato 402 agenti, inclusi i membri dell’equipaggio dei mezzi dispiegati, gli addetti al coordinamento, e gli esperti che assistono nell’attuazione dell’approccio basato sui punti di crisi (Hotspots). Il dispiegamento è sostenuto da 3 aeromobili, 3 elicotteri, 4 pattugliatori offshore, 7 pattugliatori costieri e 3 motovedette costiere.

Si è discusso inoltre del progetto di relazione relativo all’uso del sistema d’informazione Schengen per il rimpatrio di cittadini di paesi terzi il cui soggiorno è irregolare. La proposta oggetto della relazione intende istituire per la prima volta a livello di Unione un sistema per lo scambio di informazioni tra gli Stati membri sulle decisioni di rimpatrio e dovrebbe consentire quindi di verificare se i cittadini di paesi terzi sottoposti a tali decisioni hanno lasciato il territorio degli Stati membri e di attuare in tutta l’Unione le decisioni di rimpatrio. La politica di rimpatrio dell’Unione al momento risulta infatti inefficace. Nel 2015 il numero di migranti irregolari a cui era stato ingiunto di lasciare l’Unione è stato pari a 533 395, mentre il tasso complessivo di rimpatrio è stato circa del 42 %. In diverse occasioni abbiamo ribadito l’importanza di stipulare accordi bilaterali con i paesi d’origine per consentire un maggior numero di rimpatri con procedure certe e celeri, nel pieno rispetto della dignità umana, e di rafforzare i programmi di rimpatrio volontario assistito  per chi non ha diritto di rimanere negli Stati membri dell’UE. Inoltre si è discusso sull’istituzione, l’esercizio e l’uso del sistema d’informazione Schengen (SIS) nel settore della cooperazione di polizia e della cooperazione giudiziaria in materia penale. Il sistema d’informazione Schengen (SIS) è lo strumento più utile per una cooperazione efficace tra le autorità competenti per l’immigrazione, la polizia, le autorità doganali e le autorità giudiziarie nell’UE e nei paesi associati a Schengen. Questo sistema d’informazione è al centro della cooperazione Schengen e svolge un ruolo cruciale per quanto riguarda la libera circolazione delle persone all’interno dell’UE. Permette alle autorità competenti di inserire e consultare dati su persone ricercate, persone che potrebbero non avere il diritto di entrare o di soggiornare nell’UE, persone scomparse (soprattutto minori).

In merito alla cooperazione giudiziaria in materia penale, rilevante è stato il confronto sulla proposta di regolamento che istituisce l’Agenzia dell’Unione europea per la cooperazione giudiziaria penale (Eurojust). Il ruolo di Eurojust è quello di migliorare la cooperazione giudiziaria e il coordinamento tra le autorità giudiziarie competenti degli Stati membri e di sostenere le indagini che coinvolgono paesi terzi.  Tale ruolo è di importanza fondamentale nel contrasto a quelle forme di criminalità transfrontaliera che riguardano il traffico di stupefacenti, la tratta di esseri umani, il terrorismo, la criminalità informatica e la pornografia minorile,  per citare alcuni esempi. Ciò che accomuna tutte queste forme di criminalità è la natura transfrontaliera e il fatto che a commetterle sono gruppi estremamente mobili e flessibili che operano in molteplici giurisdizioni. In questo contesto  è necessaria una risposta di contrasto coordinata e che travalica i singoli confini nazionali. Altra discussione di rilievo ha riguardato il rapporto di iniziativa sull’attuazione della direttiva 2011/93/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 13 dicembre 2011, relativa alla lotta contro l’abuso e lo sfruttamento sessuale dei minori e la pornografia minorile. L’abuso sessuale dei minori online e offline è una tragedia di proporzioni crescenti. Si tratta di un reato transfrontaliero che richiede una collaborazione transnazionale per essere contrastato. Le reti criminali di abuso sessuale dei minori online sono sofisticate e le nostre autorità di contrasto si trovano ad operare con legislazioni che non sempre sono adeguate alle esigenze del futuro. Molto ancora deve essere fatto sul campo della prevenzione, indagini e azione penale, identificazione, assistenza e protezione delle vittime.

Tra i rapporti licenziati dalla Libe particolare menzione merita la proposta di regolamento che, modificando il regolamento (CE) n. 1030/2002, istituisce un modello uniforme per i permessi di soggiorno rilasciati a cittadini di paesi terzi, la lotta alla criminalità informatica (una relazione di Europol rivela che la criminalità informatica è in aumento per intensità, complessità e ampiezza,  e che in alcuni paesi dell’UE supera i reati tradizionali, estendendosi ad altre sfere della criminalità quali la tratta degli esseri umani.  I crimini informatici riguardano sia persone  sia enti pubblici o privati e si riferiscono ad un’ampia gamma di reati, compresi la violazione della privacy, la violazione del diritto d’autore, la pedopornografia, l’incitamento all’odio online, la diffusione di notizie false con intento doloso, i reati finanziari e la frode nonché i sistemi di interferenza illecita ecc.) e infine la relazione che che ha come obiettivo   una gestione migliore, più moderna ed efficace delle frontiere esterne dell’UE al fine di assicurare un quadro preciso degli ingressi e delle uscite dei cittadini di paesi terzi. Essa può inoltre servire come strumento per accelerare i controlli alle frontiere, riducendo i tempi di attesa e rafforzando la libertà di circolazione, migliorando nel contempo la sicurezza interna e intensificando la lotta contro il terrorismo e i gravi reati transfrontalieri, nonché per individuare gli attraversamenti illegali, i casi di usurpazione di identità o i soggiornanti fuori termine.

 

 

COMMISSIONE JURI

 

La riunione della commissione giuridica del 12 luglio 2017 si è aperta con la presentazione della proposta di direttiva riguardante i quadri di ristrutturazione preventiva, la seconda opportunità e misure volte ad aumentare l’efficacia delle procedure di ristrutturazione, insolvenza e liberazione dai debiti, e che modifica la direttiva 2012/30/UE. In sintesi si tratta di una proposta della Commissione europea che mira ad affrontare il problema della crisi delle imprese insolventi che di norma portano al fallimento delle stesse. Secondo quanto riferisce la Commissione oggi in Europa il 50% delle imprese ha una durata di vita inferiore a 5 anni. Il numero di casi di insolvenza delle imprese è aumentato dopo il picco della crisi economica del 2009 e resta elevato, sebbene la tendenza sembri ora invertirsi. Per quanto riguarda le imprese economicamente sostenibili in difficoltà finanziarie, in parecchi Stati membri si propende per una loro liquidazione anziché per una ristrutturazione precoce. Si stima che ogni anno nell’UE falliscano 200.000 imprese (600 al giorno), con una conseguente perdita diretta di 1,7 milioni di posti di lavoro all’anno. Una percentuale significativa di imprese e di posti di lavoro potrebbe essere salvata se in tutti gli Stati membri in cui l’impresa ha dipendenze, attivi o creditori esistessero procedure di prevenzione. Inoltre, la disponibilità di tempestive procedure di ristrutturazione preventiva garantirebbe la possibilità di intervenire prima che l’impresa non sia più in grado di rimborsare i prestiti. Ciò contribuirebbe a ridurre il rischio che i prestiti si deteriorino nei periodi di congiuntura sfavorevoli, riducendo così le conseguenti ripercussioni negative sul settore finanziario. Un’altra questione affrontata dalla proposta di direttiva riguarda la possibilità di offrire una seconda opportunità agli imprenditori falliti. Si reputa che lasciare a lungo gli imprenditori falliti nella morsa dei debiti sia controproducente per gli stessi creditori, che rischiano di non vedere svanire ogni residua possibilità di recuperare il credito.

L’obiettivo di fondo della proposta è ridurre i principali ostacoli al libero flusso dei capitali derivanti dalle divergenze tra i quadri giuridici degli Stati membri in materia di insolvenza e ristrutturazione. Il fine è che tutti gli Stati membri si dotino di principi fondamentali su quadri efficaci in materia di ristrutturazione preventiva e seconda opportunità, e di misure per migliorare l’efficienza di tutti i tipi di procedure di insolvenza riducendone la durata e i costi associati e migliorandone la qualità.

Successivamente è stato preso in considerazione il progetto di relazione sulle misure volte a proteggere i whistleblowers. Si tratta di una relazione di iniziativa, senza valore legislativo, che mira a stimolare l’adozione di una legislazione volta a tutelare gli informatori che, attraverso la condivisione di informazioni riservate, possono svelare aspetti critici, problemi, o reati riguardanti le società. L’esigenza di intervenire legislativamente sulla materia nasce a seguito dei celebri casi Luxleaks o “Panama Papers” che hanno contribuito a far luce su scandali finanziari con conseguenze nefeste per l’economia europea.

La Commissione si è altresì occupata dei pareri relativi ai dossier Eurojust ed E-Privacy, di cui è competente per materia la commissione LIBE.

Nel pomeriggio si è svolta un’audizione sul progetto di ELI/UNIDROIT in materia di procedura civil e subito dopo si è discusso degli emendamenti presentati al mio progetto di relazione su l’attuazione della direttiva 2004/35/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 21 aprile 2004 sulla responsabilità ambientale in materia di prevenzione e riparazione del danno ambientale. Gli emendamenti presentati sono in larga parte migliorativi del testo iniziale. Ciò testimonia una grande attenzione non solo al mio lavoro, ma soprattutto ad una tematica, quella ambientale, di primaria importanza per i cittadini i quali, purtroppo, subiscono in prima persona le conseguenze assai perniciose dei danni ambientali. La prima riflessione che può essere fatta in proposito è che rimane pressoché intatto l’impianto della relazione che ho presentato in JURI.

Poi è possibile rilevare che tutti i deputati che hanno presentato emendamenti, a prescindere dall’appartenenza politica, hanno preso atto non solo della disomogenea implementazione della direttiva, ma anche della necessità di rivedere e migliorare la definizione di danno ambientale, nonché il concetto di “soglia di rilevanza”.

Non possono tuttavia essere ignorati gli emendamenti soppressivi dell’on. Buda (PPE) e dell’on. Dzhambazki (ECR) che evidentemente non condividono la mia idea di estendere l’ambito di applicazione della direttiva anche al danno provocato dall’aria e al danno da inquinamento elettromagnetico. I medesimi colleghi non hanno condiviso nemmeno la proposta di istituire un fondo europeo per la tutela dell’ambiente dai danni causati dall’attività industriale disciplinata dall’ELD. A tal proposito, sperando in una loro riconsiderazione, ho colto l’occasione per ribadire che tale fondo, a mio avviso, dovrebbe operare a tutela dell’ambiente e dei cittadini, per il rischio di insolvenza e solo nei casi in cui vengano meno i mercati di garanzia finanziaria. Con riferimento all’adozione di forme di responsabilità secondaria, ho espresso le mie perplessità in merito alla proposta dell’on. Hautala di rendere obbligatoria la possibilità di chiedere la responsabilità sussidiaria dello Stato: non vorrei che ciò si traducesse in una sorta di deresponsabilizzazione degli operatori professionali ai danni dei cittadini che, oltre a subire il danno, dovrebbero pagarne i costi economici per la riparazione. D’altro canto, ho molto apprezzato l’emendamento dell’on. Guteland che invita la Commissione a includere nella prossima revisione della direttiva ELD il danno alla salute umana e all’inquinamento atmosferico emanato dalle autovetture che violano la normativa dell’UE in materia di emissione degli autoveicoli. Ho valutato molto positivamente anche l’idea, sempre dell’on. Guteland, di creare delle banche dati pubbliche e disponibili online relative ai casi di danno ambientale disciplinati dalla direttiva ELD. Parimenti apprezzabile è l’emendamento dei colleghi Chrysogonos e Mastalka (em. 68) che sottolinea l’importanza di rendere pubblici tutti i casi di responsabilità comprovata, e le relative sanzioni, al fine di rendere trasparenti per tutti i costi reali dei danni ambientali. Mi sembra, infine, che vi sia una sostanziale unità di intenti relativamente alla necessità di una urgente revisione della direttiva ELD. In conclusione ho proposto ai colleghi relatori ombra un incontro per mettere a punto alcuni emendamenti di compromesso per superare le divergenze su alcuni punti controversi e giungere con maggiore condivisione all’approvazione del rapporto.

Il 13 luglio il presidente della Commissione Pavel Svoboda, ha aperto i lavori con la sua relazione sull’interpretazione e l’implementazione degli accordi interistituzionali, fra Commissione, Parlamento e Consiglio, sul c.d. “legiferare meglio”. Successivamente l’on. Delvaux ha presentato i risultati della consultazione pubblica in materia di norme di diritto civile sulla robotica: si tratta di un tema di grande attualità che mira a introdurre regole certe, per es. sulla responsabilità civile, in un settore all’avanguardia e di sempre più grande attualità e importanza ma privo di regolamentazione specifica.

Nel corso della riunione la JURI ha anche adottato la relazione di iniziativa sul monitoraggio dell’applicazione del diritto dell’UE per il 2015.

Di particolare importanza, infine, è stata la discussione degli emendamenti al progetto di relazione legislativa sul diritto d’autore nel mercato unico digitale. Come delegazione del M5S abbiamo presentato degli emendamenti volti a scongiurare un approccio troppo restrittivo della normativa sui diritti esclusivi che, a nostro avviso, danneggerebbero i consumatori, la divulgazione di opere dell’ingegno e in definitiva gli autori. In particolare abbiamo chiesto: per favorire la trasparenza, che gli Stati membri provvedano a disciplinare il diritto di prelievo per copia privata in maniera tale da informare i cittadini sull’entità effettiva, sulle finalità e sulle modalità di utilizzazione del prelievo; l’introduzione dell’e-lending, ovvero del prestito anche a distanza delle opere letterarie in formato digitale da parte delle biblioteche pubbliche; al fine di riequilibrare il potere contrattuale tra gli autori e gli editori, l’introduzione di un termine obbligatorio, di durata ragionevole, per l’utilizzazione dei diritti trasferiti dall’autore a un terzo, a pena di regresso; l’abrogazione dell’art. 11 della proposta di direttiva, che mira ad introdurre un nuovo diritto connesso in favore degli editori di giornali, col rischio di limitare persino la possibilità di linkare su internet gli articoli pubblicati dai quotidiani online.

 

Territorio

 

Denso di attività ed appuntamenti è stato anche il mese di luglio.

Svariati sono stati gli appuntamenti con i cittadini e gli attivisti che ci hanno sottoposto le loro istanze ed i problemi del territorio.

Molte di tali istanze si sono poi trasformate in interrogazioni parlamentari: un ulteriore modo per portare la voce dei cittadini all’interno delle istituzioni comunitarie.

Tra le interrogazioni parlamentari presentate questo mese voglio ricordare quella con cui abbiamo richiesto maggiore trasparenza sulle operazione da selezionare nell’ambito della Strategia Agenda Urbana Cosenza-Rende (a valere sul POR Calabria 2014/2020), l’interrogazione sulla distrazione dei fondi europei destinati all’agricoltura calabrese, l’interrogazione relativa ai risultati ed ai progetti retrospettivi utilizzati nell’ambito del Por Calabria 2007/2013, l’interrogazione sulla qualità delle acque di balneazione in Calabria ed infine l’interrogazione sul grave rischio ambientale connesso all’ampliamento della discarica per rifiuti speciali del Comune di Scala Coeli (CS).

Mi sono recata poi a Scalea ed a Pizzo Calabro per denunciare ancora una volta le criticità del sistema depurativo regionale e per presentare le nostre proposte per l’efficientamento del sistema.

Ho incontrato studenti e neolaureati dell’Università della Calabria nel corso del Career Day tenutosi nella mattinata del 7 luglio. In tale occasione ho cercato di fornire suggerimenti ed informazioni utili allo svolgimento di un percorso lavorativo e/o formativo all’interno delle istituzioni comunitarie ed, in generale, nell’Unione Europea.

A fine mese siamo poi ritornati a Crotone dove, con attivisti e portavoce cittadini, abbiamo approfondito il tema dell’immigrazione e delle possibili soluzioni.

Infine, costante è l’impegno a dare informazione ai cittadini sui fondi europei diretti ed indiretti: diverse sono le richieste che quotidianamente arrivano al nostro sportello informativo Punto Europa sito in Cosenza.

Continuate a contattarmi per le vostre segnalazioni e per essere sempre aggiornati sulle nostre attività.

Un abbraccio,

Laura

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