VISITA AL CENTRO DI ACCOGLIENZA PER I RICHIEDENTI ASILO SANT’ANNA DI CROTONE

Ieri ho visitato, insieme ai miei collaboratori, il Centro di Accoglienza per i Richiedenti Asilo Sant’Anna di Crotone. Ho voluto verificare di persona la corretta gestione del centro nonché le condizioni di vita degli ospiti. Osservando la struttura e parlando con diversi operatori ed ospiti del centro, sono emerse delle criticità in alcuni casi molto gravi e che necessitano un serio ed urgente approfondimento. Ho appreso che si sono infatti verificati casi in cui i migranti hanno rifiutato di farsi identificare, rendendosi necessario ” convincere” loro e “forzarli” a non opporsi, secondo alcune dichiarazioni rilasciate dal Direttore Tipaldi. Lo stesso ha chiarito comunque l’assenza di violenza operata ai danni dei migranti, ma le sue affermazioni hanno messo in evidenza dei problemi che riguardano i metodi adottati per dare seguito alle operazioni di convincimento e forzatura all’identificazione. Sono molto sorpresa che nessuno è stato in grado di fornire una copia della convenzione stipulata dal gestore, la “Misericordia”, e tanto più è sorprendente la motivazione addotta ovvero che della convenzione esiste solo un unico originale! Infatti, a detta dei gestori del centro, in barba alle più elementari norme sulla trasparenza e nel pieno dell’era digitale, pare esista un unico esemplare di copia cartacea della Convenzione, gelosamente custodita da non meglio identificati dipendenti della Prefettura stessa. Nessuna copia in possesso della Misericordia, nessuna copia in formato digitale, nessun file caricato nella sezione “amministrazione trasparente” del sito della Prefettura di Crotone.
Inoltre gli immigrati non vengono sottoposti alle analisi finalizzate a verificare eventuali patologie infettive quali tubercolosi, aids, ebola e quant’altro.
Gli accertamenti sanitari infatti sono gestiti dal medesimo soggetto che gestisce la struttura stessa, senza coinvolgere strutture sanitarie pubbliche, eppure il rischio che possa scoppiare un focolaio di una qualsiasi malattia infettiva è un problema che riguarda tutti noi. Voglio verificare con i miei collaboratori la conformità a legge di questa situazione.
La visita medica agli immigrati si riduce ad un controllo della temperatura e della pressione e ad una auto dichiarazione resa dal migrante sulla base di un questionario, peraltro somministrato in lingua italiana.
Sembrano esserci poi diverse ombre su alcuni aspetti della gestione dei fondi che il gestore del Centro riceve dal Ministero dell’Interno, con particolare riferimento ai fondi destinati al c.d. “Pocket Money” ovvero al pagamento delle due euro e cinquanta giornaliero cui ogni ospite avrebbe diritto.Il meccanismo che ci è stato spiegato assomiglia molto al gioco delle tre carte, e cioè, l’ente gestore fornisce un credito di cinque euro ogni due giorni, credito che gli ospiti possono spendere solo all’interno del centro. Il problema è che i prezzi della merce vengono decisi “dai fornitori” per cui il valore reale delle due euro e cinquanta dipende, in ultima analisi, esclusivamente dall’effettivo controllo sui prezzi praticati all’interno del centro”. Con questa situazione i conti sono presto fatti: considerato che attualmente sono ospitati circa 1.400 migranti nel CARA di Crotone, il giro di affari viaggia intorno ai 3.500 euro al giorno, cui si aggiungono altri 20 euro che la Misericordia riceve sempre quotidianamente dal Ministero per ogni ospite del Centro, per un ammontare di circa 28.000 al giorno.
Anche le condizione igieniche sono apparse subito estreme. Ad esempio, i bagni sono in comune e, non appena entrati, si è assaliti da un lezzo nauseabondo dovuto a pozzetti aperti dai quali fuoriesce continuamente acqua putrida e stagnante. Da alcuni rubinetti esce un filo di sola acqua fredda e lo scarico di molti lavandini e docce risulta otturato.
Comprendo che la gestione di un centro immigrati non è cosa semplice, ma chi si prende quest’onere deve operare nel massimo della trasparenze in quanto, oltre alla dignità ed alla salute degli immigrati, c’è in gioco anche la tutela della collettività e la gestione di fondi pubblici

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